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Lo schiavismo: cenni storici



Origini : La forma più antica di commercio degli schiavi in Africa fu quella messa in atto dai popoli nordafricani a danno dei popoli neri subsahariani. Sebbene le origini di questa pratica siano estremamente antiche, solo a partire dal X secolo, con l'introduzione dei cammelli dall'Arabia, essa assunse le connotazioni di una vera e propria rete commerciale. È estremamente difficile valutare l'entità precisa di questo commercio, ma secondo alcune stime gli schiavi deportati a nord attraverso il Sahara furono almeno 6000 o 7000 all'anno dal X fino al XIX secolo. Nella maggior parte dei casi, gli schiavi erano utilizzati come servitù domestica e non per svolgere lavori pesanti; coerentemente, la tratta riguardava uomini e donne in proporzioni simili. Gli arabi spesso impiegavano le schiave come serve negli harem; gli uomini non raramente venivano impiegati in ruoli analoghi, dopo essere stati trasformati in eunuchi.
Oltre alle rotte schiaviste che conducevano a nord, gli arabi iniziarono anche un commercio di schiavi attraverso l'Oceano Indiano, verso il Medio Oriente e l'India. In questo caso, gli schiavi provenivano principalmente dalla costa occidentale dell'Africa. All'aumentare della capacità e della velocità delle navi utilizzate per il commercio degli schiavi, il numero di vittime degli schiavisti aumentò proporzionalmente, fino a diverse decine di migliaia all'anno.
In molti casi, i commercianti di schiavi arabi (e in seguito europei) non eseguivano direttamente le catture, bensì intrattenevano rapporti con intermediari locali, che erano spesso i regni o le tribù dominanti delle diverse zone. Questi intermediari, a loro volta, sfruttavano il loro rapporto con i mercanti di schiavi per ottenerne benefici (per esempio armi) attraverso cui rafforzare la loro posizione di predominio nei confronti dei propri vicini.

Bagamoyo
, che dista 76 km da Dar es Salaam, è una città o un villaggio? Era una città famosa! Ora, ferita e decadente, è poco più di un villaggio. La sua storia è significativa. Situata sull'Oceano Indiano, a soli 42 chilometri da Zanzibar, grazie alla sua insenatura, nel secolo XVIII divenne il centro commerciale più importante dell'Africa Orientale. Vi arrivavano gli schiavi dal lago Tanganica e dal lago Vittoria per essere barattati con perle, cotone e altri manufatti. Venivano poi imbarcati per Zanzibar e su quei mercati venduti ai paesi arabi. Ne sanno qualcosa i missionari della Consolata che, giunti a Zanzibar nel 1902, diretti in Kenya, riscattarono due bambini, chiamati poi Giuseppe e Giacomo. Giuseppe divenne sacerdote e più tardi missionario della Consolata.
Commercio degli schiavi! Forse persino la parola Bagamoyo trova la sua radice in questa triste realtà. "Bwagamoyo", infatti, avrebbero detto a se stessi gli schiavi al loro arrivo sulla costa; cioè: "Uccidi il tuo cuore". Questa espressione metaforica avrebbe significato: "Lascia ogni speranza di fuggire. Ormai sei merce da baratto, sei un nulla. Con catene ai piedi e alle mani hai camminato per circa 1.200 chilometri, affamato, assetato, ammalato. Ora attraversi il mare, che per sempre ti separerà da ciò che ti è più caro. Dimentica la tua tribù, la tua famiglia, il tuo villaggio, la tua lingua".

Di tanta disumanità, che colpì circa un milione di persone, è testimone il museo allestito presso la missione cattolica. Ceppi, catene, fruste, foto di schiavi incatenati al collo... sono memoria di una ignominia passata. Ma non del tutto. Le schiavitù moderne non sono meno opprimenti e non meno lesive della dignità della persona umana.

Gorée (in francese Île de Gorée) è un'isola del Senegal sita a 3 km al largo di Dakar.
 
L'isola di Gorée è stata proclamata Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO nel  1978 Sull'isola si trova la "Maison des Esclaves", la casa degli schiavi dalla quale sono transitati milioni di africani strappati alla loro terra d'origine per essere portati, fatti schiavi, nelle Americhe. L'isola fu usata per gli imbarchi fino al 1848 anno in cui venne abolita la schiavitù.

Si può formalmente fare coincidere l’inizio della tratta degli schiavi fra le coste africane e quelle americane con l’editto del 1452 con il quale il papa Nicolò V°  ordinò  al re del Portogallo di ridurre in schiavitù tutti i mussulmani dell’Africa  . Nel 1513  il re Carlo V° di Spagna  concede ai mercanti spagnoli l’autorizzazione alla tratta dei neri . Nell’anno successivo – 1914 - il vescovo domenicano Bartolomeo de Las Casas , a cui si fa risalire la legittimazione della tratta , giustifica questo fenomeno con la necessità di salvare da rapida distruzione le popolazioni degli indigeni americani, meno resistenti dei neri africani al duro lavoro ! 
E’ innegabile e scoraggiante , alla luce di quanto sopra , considerare quanta importanza e  quante responsabilità abbiano avuto le autorità religiose cristiano-cattoliche del tempo nel legalizzare,  e in qualche modo benedire, la tratta degli schiavi tra il continente africano e le americhe.
Papa Karol Wojtyla ha visitato la Maison des Esclaves nell'isola di Gorree , il  22 febbraio 1992 .
In tale occasione ha pubblicamente chiesto scusa, a nome di tutta la comunità cristiana, al popolo africano per le gravi responsabilità storiche avute dalla chiesa cattolica , nel corso di tre secoli , nella tratta degli schiavi .

Il coraggio di chiedere scusa


Il grande Giubileo del duemila ha rappresentato un importante traguardo sia per la Chiesa sia per Giovanni Paolo II che ha traghettato nel nuovo millennio un miliardo di cattolici. Il 12 marzo dell'Anno Santo ha chiesto perdono per gli sbagli commessi nei secoli: dallo schiavismo alle crociate, dalla passività di fronte all'Olocausto al trattamento delle donne, le persecuzioni di dissidenti, i peccati contro i poveri, gli ultimi, le etnie deboli.
A Goree, nella casa degli schiavi, centinaia di uomini, donne e bambini erano ammucchiati in minuscole celle scure. Prima di essere trasportati su una barca superando la porta del "viaggio senza ritorno", al termine del corridoio che dà direttamente sul mare... All’interno della casa, la forza lavoro variava tra cento cinquanta e due cento persone. Costretti a vivere in condizioni d’igiene deplorevole, gli schiavi erano imprigionati in attesa dei commercianti europei che, al balcone, giudicavano il loro valore mercantile prima di imbarcarli per il continente americano. Si sedevano, la schiena contro le pareti, e dei gioghi stringevano collo e braccia. Venivano liberati soltanto una volta al giorno per permettere loro di soddisfare le loro necessità fisiologiche. Generalmente gli schiavi vivevano in uno stato d’igiene talmente ripugnante che la prima epidemia di peste che ha devastato l’isola nel 1779 è partita da questo luogo che oggi è un santuario. Molte volte, in questa casa, si trovava tutta la famiglia. Il padre la madre ed il bambino erano sistematicamente separati. La loro destinazione dipendeva dagli acquirenti, il padre poteva ritrovarsi in Luisiana, la madre in Brasile o a Cuba ed il bambino partiva per Haiti o le Antille. Partivano da Goree sotto un numero di matricola e non con i propri nomi africani. Una volta arrivati nelle piantagioni, prendevano il nome dai loro padroni bianchi.
I commercianti di schiavi europei sceglievano i più giovani ed i più robusti, che separavano da madri e bambini. Il valore di un uomo dipendeva dal suo peso e dalla sua forza, il valore di una donna dal suo petto (una giovane donna non era considerata più vergine una volta che i suoi seni si abbassavano, vecchia consuetudine africana che all’epoca i negrieri avevano preso in prestito per vendere meglio le loro merci umane), e il valore di un bambino dalla sua dentizione. Essendo il peso minimo di 60 kg, i maschi erano ingrassati come oche per raggiungere il peso imposto, al momento della vendita. Molte volte, le giovani donne schiave avevano relazioni con i negrieri e quando si constatava il loro stato di gravidanza erano messe in libertà nell’isola o a Saint-Louis del Senegal. Il commercio triangolare è stato un’impresa di “déshumanisation” che è durata molti secoli, e che ha coinvolto molti continenti. Una tragedia, che ha visto la deportazione in massa di uomini, di donne, di bambini, strappati alla loro terra, alle loro origini ed usi, e trasportati come animali...
Il movimento abolizionista si impose nel 19° secolo. Nelle colonie inglesi la tratta negriera finì nel 1833. Napoleone proibì la tratta il 29 marzo 1815, ma i francesi continuarono clandestinamente a praticarla fino al 1848 quando la schiavitù fu realmente abolita dalla Francia.
Questo articolo ha l’unico scopo di ricordare e portare ognuno ad un ulteriore presa di coscienza di questo crimine contro l’Umanità, come ne vengono ricordati altri un po’ più spesso...


Bagamoyo
veduta della rada di Bagamoyo, qui attraccavano navi negriere che imbarcavano gli schiavi catturati in Congo Tanzania e tutta la costa orientale dell'Africa
Veduta esterna del forte dove venivano rinchiusi gli schiavi in attesa di essere imbarcati per il lungo viaggio verso le Americhe.
Museo nazionale di Bagamoyo:collari e catene con i quali venivano incatenati gli schiavi
Papa Karol Wojtyla in visita alla Maison des Esclaves
Veduta della Porta della speranza. Da tale porta uscivano gli schiavi per essere imbarcati nelle navi negriere per un lungo viaggio di non ritorno verso le Americhe .
Dalla porta si accedeva ad un lungo pontile, lungo circa trenta metri, che portava alle navi .
La tentazione di buttarsi in acqua per tentare la fuga era irresistibile, ma i negrieri facevano buona guardia, in questo aiutati dalla numerosa popolazione di squali che stazionava stabilmente intorno all'isola. 
Interni della veduta della Maison des Esclaves. A piano terra potevano imprigionati fino a 150 schiavi. Coloro i quali pesavano meno di sessanta chili non erano ritenuti "commerciabili" ovvero inadatti ai pesanti lavori e pertanto venivano buttati in acqua ad alimentare la numerosa popolazione di squali. Un bambino di cinque otto anni, veniva abitualmente venduto in cambio di un pettine o uno specchietto.
 
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